Storia e Identità

Storia e Identità

Leggiuno, situato sulle rive orientali del Lago Maggiore, tra Ispra e Laveno, è un comune lombardo che si sviluppa su un territorio prevalentemente collinare. Il centro paese non si trova sul Lago, ma nell'entroterra, tuttavia il comune ospita nel suo territorio varie frazioni e si caratterizza per la grande presenza di boschi e sentieri boschivi.

L'origine del nome Leggiuno sembrerebbe derivare da "leze dunum", che tradotto dal celtico significa "ai piedi del colle".

In periodo preistorico la zona era probabilmente disabitata a causa della presenza di estesi ghiacciai, tuttavia verso il confine con Laveno Mombello son stati trovati resti di palafitte e vari frammenti ascrivibili al periodo neolitico. Sono presenti tracce dell'occupazione romana, tra le quali due cippi funerari e delle lapidi dedicate a delle divinità. Non sono invece presenti tracce della dominazione barbarica. È risaputo che la peste del XVII secolo colpì duramente il paese, che ritornò ad essere un centro importante solo a partire dal 1800.

Epoca cristiana e Medioevo

La diffusione del Cristianesimo nel territorio di Leggiuno risale al IV e V secolo, favorita dalla missione di due fratelli di origine greca, i santi Giulio e Giuliano, la cui presenza è ricordata in luoghi di culto come le chiese di Brebbia e Gozzano, e nelle sponde del lago d'Orta.Questo processo religioso portò alla costruzione di numerose chiese e oratori, sebbene una vera organizzazione ecclesiastica si delineasse soltanto in epoca carolingia, con l’istituzione delle Pievi. Le Pievi rappresentavano strutture ecclesiastiche che raccoglievano sotto l’autorità di un arciprete diverse cappelle e chiese rurali. Il primo documento noto in cui compare il termine plebs riguarda proprio Leggiuno (citato come Legituno), che già nell’846 era sede della pieve di Santo Stefano, un ruolo che mantenne fino al 1965.

Dal punto di vista politico, a partire dal X secolo Leggiuno entrò nell’orbita degli arcivescovi di Milano, insieme a Brebbia, Angera e la Valtravaglia, pur restando formalmente sotto la giurisdizione del Conte del Seprio. Successivamente passò sotto il controllo della signoria dei Visconti, tra il Trecento e il Quattrocento, ma nei primi decenni del XV secolo subì in realtà il dominio del condottiero Facino Cane, conte di Biandrate, noto per essere considerato il "padrone" del Verbano.

Nel 1449, durante il breve governo della Repubblica Ambrosiana, alcuni paesi della pieve di Leggiuno vennero ceduti al conte Vitaliano Borromeo, mentre Leggiuno, Bosco, Sangiano e Mombello passarono alla dinastia degli Sforza. Poco dopo, nel 1491, Gian Galeazzo Sforza concesse questi territori in feudo a Francesco Cremona, suo prefetto di caccia, la cui famiglia venne in seguito soprannominata “Favagrossa”. A compromettere la stabilità e la crescita del borgo arrivarono due epidemie di peste, nel 1554 e nel 1630, che ebbero gravi conseguenze sulla popolazione e sull’economia locale.

Età moderna

A metà del Seicento, in pieno dominio spagnolo sulla Lombardia, la proprietà terriera rimaneva in mano ai feudatari. Nel 1643, Ottaviano Favagrossa rinunciò al feudo di Leggiuno, che fu acquistato da un membro della nobile famiglia Besozzi, influente in tutto il Verbano. I Besozzi ottennero il titolo di "Conti di Leggiuno con Bosco, Mombello e Sangiano", mantenendolo fino all’estinzione del casato, avvenuta nel 1811.

Nel frattempo, nel 1714, la Lombardia passò sotto il controllo dell’Impero Asburgico. Con l’arrivo delle truppe napoleoniche, la regione entrò a far parte della Repubblica Cisalpina, poi Repubblica Italiana e infine Regno d’Italia. Proprio in questi anni fu progettata una fusione amministrativa che avrebbe dovuto unire sette paesi in un unico comune denominato Leggiuno, comprendente Arolo, Bosco, Cellina, Monvalle, Sangiano, Cerro e Mombello, ma le vicende storiche non ne permisero l’attuazione.

Con la Restaurazione del 1815, la Lombardia tornò sotto il dominio austriaco, entrando nel Regno Lombardo-Veneto. Leggiuno fu incluso nella Provincia di Como, nel Distretto XVI (poi XIX) di Gavirate, sotto il Governo di Milano. Dopo l’annessione della Lombardia al Regno di Sardegna nel 1859, il comune venne assegnato al Mandamento VII di Gavirate, Circondario II di Varese, sempre nella Provincia di Como. A partire dal 1865, in seguito alla nuova organizzazione comunale del Regno d’Italia, Leggiuno fu amministrata da un sindaco, una giunta e un consiglio comunale.

Per tutto l’Ottocento, fino al 1927, accanto a Leggiuno continuarono a esistere come comuni autonomi anche Cellina, Arolo e Bosco. I primi sindaci, nominati dal Re su indicazione del Prefetto, furono: Angelo Besozzi per Arolo (298 abitanti), Carlo Marchetti per Bosco (233 abitanti), Ambrogio Reggiori per Cellina (324 abitanti) e Angelo Riva per Leggiuno (726 abitanti).

Durante il regime fascista, nel 1927, la provincia di Varese venne ufficialmente costituita separandosi da Como, e Leggiuno fu unita ai comuni di Sangiano, Cellina, Ballarate e Arolo per formare il nuovo comune di Leggiuno-Sangiano. In questo periodo il sindaco venne sostituito dalla figura del podestà.

Nel 1963, infine, Leggiuno riacquistò la propria autonomia amministrativa separandosi da Sangiano e mantenendo al suo interno le frazioni di Arolo, Ballarate, Baraggia, Bosco con Marzaro, Cellina, Cobbione, Mirasole e Reno.